Savignano Irpino, famosa per la tipica pasta lavorata a mano, sorge a destra del torrente Cervaro e si adagia dolcemente tra i verdi pendii che degradano verso i due colli del Calvario e della Tombola. Dalla sommità di quest’ultimo si scorge nettamente il confine tra l’antica terra della Daunia pugliese e l’Irpinia come la conosciamo. Macchie di querce e di cerri, olmi e noci solitari disseminati sul suolo comunale rappresentano cospicue testimonianze di quelli che una volta furono gli sconfinati boschi, distrutti agli inizi del secolo scorso. In contrada Licese è ubicata un’oasi naturalistica di rara bellezza che impreziosisce il paesaggio con una sorgente di acqua sulfurea che sgorga dalle rocce e il laghetto Aguglia con l’adiacente area pic-nic. Il passaggio per il territorio di Savignano del tratturo per Zungoli, arteria laterale del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, conferma le ipotesi che vogliono antichissima l’origine del paese.
Il primo nucleo del Castrum Sabinianum, borgo medievale di origini longobarde databili intorno al VI-VII secolo, si sviluppò in epoca normanna con la realizzazione di fortificazioni e mura perimetrali e di una strada maestra, ancora oggi percorribile, intersecata da vicoli laterali a spina di pesce. Il borgo, arroccato sulla Tombola, si estese così in un’area delimitata da quattro punti di controllo: Castello, Torretta, Torre (attuale campanile della Chiesa Madre) e Fortilizio (nei pressi dell’attuale Porta Lizza).
Oggi nel centro storico del comune, il castello Guevara si erge sulla parte più alta del colle Tombola e presenta una struttura che in parte riflette l’originario impianto, tra cui le alte e spesse mura in pietra. Nato come edificio di difesa, nel XVI secolo fu trasformato in residenza e centro amministrativo dei conti Guevara. Oggi la struttura ospita un piccolo centro congressi, manifestazioni culturali ed eventi estivi. Tra i luoghi di culto va segnalata la chiesa Madre di S. Nicola e S. Anna, situata nel centro storico, che presenta un portale centrale sormontato da un notevole rosone. La facciata è in stile tardo-romanico e venne realizzata utilizzando pietra viva locale. All’interno troviamo diverse cappelle che ospitano statue e dipinti di pregio tra cui la cappella di Sant’Anna, recentemente restaurata, che conserva la statua settecentesca della Santa, e la cappella del Santissimo Sacramento con un altare in legno intarsiato. Di grande valore anche il Battistero, con un ameno portale in pietra del XVI secolo. Un’altra chiesa rilevante è quella del Purgatorio, affacciata su Corso Vittorio Emanuele, accanto all’ex convento di San Rocco. La facciata è impreziosita da un campanile culminante con un orologio e una cupoletta. Nei pressi della stessa chiesa si trova il Monumento dedicato ai caduti della prima e seconda guerra mondiale e delle foibe. Infine, meritano una citazione anche la cinquecentesca Chiesa della Madonna delle Grazie, chiusa al culto dopo il terremoto del 1980, e la chiesetta parrocchiale dedicata alla Madonna del Carmine, sorta nel 1956, nei pressi di Savignano Scalo. Tra gli edifici civili troviamo Palazzo Orsini, attuale sede del Municipio, realizzato nel 1727 su invito di Papa Benedetto XIII e concepito come luogo di accoglienza per i pellegrini di passaggio nella zona, e Casa Squillante-Albani, che presenta un magnifico portale in pietra: da qui, attraverso Porta Grande, si accede nella zona più antica del paese. Significativa è la presenza della Fontana Angelica (o Candida), risalente al 1912, e conosciuta come “fontana delle papere”, per la presenza dei caratteristici cigni in pietra, da cui sgorgano le fresche acque delle sorgenti del Monte S. Angelo. Fuori dall’abitato odierno è ancora viva la memoria storica dei siti dove sorsero i primi insediamenti umani. Particolarmente interessante il sito della Ferrara, verso Monteleone di Puglia, dove sul Monte Castello insisteva un importante insediamento fortificato medievale, sovrapposto ad un esteso abitato di epoca preistorica e protostorica. Ispezionando la zona si può incontrare il sito dello scomparso castello, oltre alla suggestiva chiesetta di S. Sofia, solitaria testimonianza dell’antica frequentazione umana del luogo. Inoltre, vi è la Grotta di S. Felice, ammantata dal mistero e non ancora esplorata. È infine consigliabile un’escursione in contrada Cesine presso l’antico mulino ad acqua, conosciuto come “mulino di Bethlemme”, nei pressi dell’antico convento di Santa Barbara, ormai ridotto a rudere. Numerose infine le fontane disseminate sul territorio rurale, alcune ristrutturate, che garantivano l’approvvigionamento idrico della comunità.